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Petrolio: Venezuela, il fisco chiede all’Eni 24,2 milioni di dollari

Continua il braccio di ferro tra il governo e le multinazionali del greggio. Chavez: “Ci hanno sempre derubato e ci stanno saccheggiando”

di Redazione

Come ha già notificato ad oltre 20 multinazionali petrolifere, il Seniat, il fisco venezuelano, pretende ora anche dall’Eni un pagamento di circa 52,2 miliardi di bolivares (circa 24,2 milioni di dollari) per imposte sui redditi che, secondo un calcolo effettuato dallo stesso organismo, non ha pagato tra il 2001 e il 2004. Lo ha reso noto oggi la statale Agenzia bolivariana di notizie (Abn), ricordando che l’holding italiana ha sottoscritto ‘contratti operativi’ per lo sfruttamento petrolifero nel Paese fin dalla fine degli Anni ’90. Ormai da tempo, il presidente Hugo Chavez ha ingaggiato un braccio di ferro con le multinazionali del greggio che operano nel Paese, sostenendo che molte di esse, quando hanno appunto firmato in quell’epoca i ‘contratti operativi’, hanno ottenuto condizioni di favore, oggi inaccettabili. Finora hanno sempre pagato l’1% di royalties per ogni barile estratto ed il 34% di imposte sul reddito. Chavez (?Ci hanno sempre derubato e ci stanno saccheggiando?) vuole invece 16% di royalties e 50% di imposte. Le notificazioni del Seniat sono già arrivate a 22 di esse (complessivamente estraggono almeno il 38% del totale del greggio venezuelano) dalla Shell, che dovrebbe pagare 130 milioni di dollari alla statunitense Harvest che ne dovrebbe pagare 85 milioni, ed ora all’Eni. Secondo alcuni calcoli, il fisco pretende in totale rimborsi dai 2,5 ai 3 miliardi di dollari. Secondo gli analisti, Chavez ha ingaggiato tale scontro puntando sul fatto che, con i prezzi del greggio in continuo rialzo, le multinazionali finiranno per pagare (se non lo fanno entro un certo periodo scattano multe che aumentano dal 25 al 250% le somme richieste dal fisco) perché, alla luce delle enormi riserve del Venezuela, non hanno nessun interesse a lasciare il Paese. Non mancano poi gli specialisti che sostengono che, qualora si rivolgessero alla giustizia, finirebbero per perdere.

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